LIBERTÀ




Conosce, l'uomo forte,

la forza.

La natura conosce

e gli anfratti

della natura.


Conosce il fare,

che la natura usa fare,

e i suoi modi

che lui deve imparare.


Lui sa,

l'uomo forte,

la forza

della materia.
Gli strumenti conosce,

le lame,

il pesare, il poggiare,

il cadere.

L'incedere sa delle cose

che la mano dell'uomo

fra le dita

comporta e la stretta

e il suo verso.


Sa, l'uomo forte

il suo servo, lo schiavo.

Il suo nome conosce,

la sua forza conosce.

E il suo servo, altro nome,

e quell'altro,

altro nome

e la serva, la schiava

conosce,

il suo nome

e le cose che lei può sapere,

la fatica

che lei può portare.

Lui la sa.

Tutto sa

l'uomo forte

che gestisce la forza e il sapere.

Che si erge

sulla natura e sull'uomo

e la donna

e comanda e impartisce

il volere che conosce

della natura gli anfratti.


Lui la sa,

Tutto sa,

l'uomo forte

che è libero e alto

con la fronte comanda sull'uomo

e sui venti, sulle acque comanda,

e sul ferro dispone

ciò che ognuno

farà.


Ecco invece lo schiavo.

Lui non sa.

Sa se stesso.

Dentro sé,

lui, lo schiavo,

sa se stesso.

La sua forza conosce

e nient'altro,

sa ascoltare

obbedire.

Sa affidarsi al volere

che non gli appartiene.

Sa piegarsi e svoltare,

e salire e discendere,

sa eseguire

ciò che il suono gli porta

del volere dell'uomo:

l'uomo forte

che si erge

davanti

e gli impone

ciò che la natura richiede.


Sa, l'uomo forte la forza,

molte cose conosce.

Ma non conosce se stesso.


Poco lo schiavo conosce

delle cose da fare.

Se stesso conosce lo schiavo.

È se stesso che sente,

è se stesso che vive lo schiavo.


La libertà che è del capo

è ciò che impera sul capo,

è il suo capo.

La libertà è ciò che lo uccide

e di se stesso lo priva.


E l'obbedire fa libero il servo,

l'obbedire gli lascia la vita.

Se stesso gli lascia

negli anfratti nascosti della natura

dove nessuno si azzarda ad entrare.


Quello è il luogo del servo

la sua casa e il regno

della libertà.