Sociale

 
IO E GLI INVISIBILI
     Enzo Correnti
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Questa società dell’immagine omologante e omologata che vorrebbe renderci gli uni uguali agli altri, produce tanti alieni. Tanti “mostri” decontestualizzati dal loro spazio, dalla loro identità.

Tanti, che rincorrono modelli sociali impossibili, irraggiungibili, lasciano lungo la strada frustrazioni, disillusioni, paura di non saper competere, di non farcela.

Piene sono le periferie del mondo di questa varia umanità sconfitta da se stessa, bisognosa di comunicare il suo disagio, ma ormai invisibile agli occhi distratti di un mondo che ha fretta e poca voglia di fermare il suo sguardo, di porsi domande e dare risposte.

Solitamente definiamo con un certo disprezzo – BARBONI – coloro che non si sono omologati e che, nel tentativo di sfuggire da certi ingranaggi, si sono smarriti.

Personaggi immaginari di presepi immaginari che tentano di costruirsi proprie identità, sobillando  sistemi precostituiti, inventandosi vite nuove, dignitose, fantasiose e il loro esistere solo mette a nudo il nostro disagio mentale, perché siamo incapaci di percepire un mondo diverso da quello che ci siamo confezionati.

Spesso, lavorando alla stazione da anni, li osservo nel loro quotidiano vivere: preparare un giaciglio, preparare un pasto, raccattare le cicche per riempire la pipa, chiedere spiccioli per un pasto, per un caffè, per una sigaretta, con il loro mondo dentro una busta del super mercato. Con alcuni negli anni ho stabilito un dialogo -  il professore, Cita, altri.

Uno scambio di emozioni che mi ha arricchito, che mi ha acconsentito di aprire la mente, di superare il disagio che si ha quando ci si sente diversi e forse migliori perché… spesso dimentichiamo di appartenere tutti alla RAZZA UMANA.