Musica

 

Stefano Cambi


Devo anzitutto premettere, per correttezza, che tra le mie passioni musicali non c'è l'opera italiana dell'800. In particolare, nonostante la mia più che decennale passione per la musica, non sono mai riuscito ad apprezzare le opere di compositori come Bellini e Donizetti. E' sicuramente un mio limite, lo riconosco, e spero che nessuno potrà tacciare come viziate da un pregiudizio negativo le riflessioni che mi sono state ispirate da un bel concerto del 12 marzo scorso a Pistoia in cui, col pretesto del bicentenario dalla nascita di Chopin (che quest'anno ci darà l'occasione di ascoltare tanta musica di questo grande compositore) venivano poste “a confronto” opere vocali di Bellini e Chopin definiti come “I poeti della melodia”.


Il concerto prevedeva una serie di melodie di Bellini (alcune composizioni “da camera” e alcuni brani tratti da opere liriche, delle quali in particolare si dirà in seguito), e altre melodie di Chopin (tratte da 19 Canti Polacchi op.74), intervallate da alcuni significativi brani di Chopin per pianoforte solo.


La prima osservazione da fare sulle opere vocali dei due compositori sta nel fatto che, anche se si tratta comunque in tutti e due i casi di opere per voce accompagnata da strumento solista, i canti polacchi di Chopin sono assai diversi, per struttura e concezione, dalle canzoni e dalle romanze di Bellini. Se in queste ultime opere infatti, come del resto in tutte le “canzoni” italiane, la netta prevalenza è per la voce, ed il pianoforte ha una funzione quasi esclusivamente di accompagnamento, i canti polacchi probabilmente possono essere assimilati ai lieder tipici del panorama musicale tedesco e nord-europeo. Opere di quest'ultimo genere possono essere annoverate tra la “musica da camera”, e voce e pianoforte assurgono al livello di due strumenti che dialogano tra di loro, la parte pianistica non è di mero accompagnamento della voce, ma richiede al pianista doti solistiche rilevanti sia dal profilo tecnico che interpretativo. Ciò solo per precisare una differenza tra le due forme, non la superiorità dell'una sull'altra: un discorso del genere sarebbe scorretto ed ingiusto. Non esiste alcuna forma musicale superiore all'altra, può essercene una soggettivamente più gradita per indole o gusto personale, per abitudine, o per un qualunque altro motivo.


Con le differenze esposte, la definizione di “poeti della melodia” risulta esatta, dato che i due compositori hanno in comune una particolare indole lirica, che permea tutte le loro opere, e risulta che Chopin abbia tratto una notevole fonte di ispirazione per il fraseggio delle proprie composizioni in Bellini e nel belcanto italiano.


Quello che mi ha colpito nell'ascolto delle canzoni di Bellini sono stati i testi, che mi sono parsi “datati” rispetto all'epoca in cui il compositore ha operato (Bellini è vissuto tra il 1801 ed il 1835), dato che le loro tematiche erano apertamente settecentesche, tipiche dell'Arcadia, con l'immancabile Nice, più volte raffigurata ed invocata, riferimenti ai Numi, e altre simili figure tipiche della poesia sei-settecentesca. Tornato a casa, ho verificato su un meritorio sito, “The Lied and Arts song text page” (http://www.recmusic.org/lieder/), che raccoglie un enorme numero di testi poetici utilizzati nella Musica d'Arte, spesso muniti delle relative traduzioni, il testo delle canzoni di Bellini, ed ho scoperto che in realtà molte delle canzoni della serata avevano testi di poeti ben noti,  in realtà non contemporanei a Bellini, come Pindemonte (“Malinconia, Ninfa gentile”) e Metastasio (“Per pietà, bell'idol mio” “Ma rendi pur contento”). Ho allora verificato i testi usati da Chopin, dei quali elenco solo qualcuno di quelli eseguiti nella serata: “Wiosna” (Primavera); “Moja pieszczotka” (Il mio amore) o ancora “Zyczenie” (Desiderio), scoprendo che gli autori erano prevalentemente contemporanei del musicista, Stefan Witwicki (1801-1847) e Adam Mickiewicz (1798-1855), ed i testi (sui quali posso dire, ovviamente, non conoscendo il polacco, solo delle tematiche affrontate attraverso le traduzioni in inglese contenute nel sito di cui sopra, e non certo dello stile utilizzato) hanno una maggiore “attualità” rispetto alla musica che li accompagna.


Da questo, mi sento di esprimere la sensazione che Chopin (1810 - 1848) avesse una maggior consapevolezza di far parte di un movimento artistico, quello del romanticismo, confermata dal fatto che egli abbia sempre vissuto a stretto contatto con gli ambienti intellettuali sia parigini che polacchi (http://it.wikipedia.org/wiki/Fryderyk_Chopin) e che Bellini, per contro, non avesse una simile consapevolezza, o quantomeno non l'avesse al momento in cui scrisse le composizioni vocali ascoltate nel concerto.Mi sento confermato in questa sensazione, fra l'altro dal fatto che “L'opera belliniana si esprime ancora nelle tipiche forme chiuse del melodramma settecentesco, (ancora una volta si osserva il legame con il settecento, n.d.r.) ma esse vengono piegate, attraverso una nuova articolazione interna, alle esigenze delle diverse scene” (le Garzantine, voce Bellini). Egli giunse a contatto dell'ambiente culturale più avanzato della capitale francese solo negli ultimi anni della propria vita, e dalle sue ultime opere emerge l'influenza derivante dal contatto con un ambiente culturale più stimolante (l'ispirazione tratta a sua volta dall'opera di Chopin). Purtroppo la sua prematura scomparsa, a soli trentaquattro anni, non ci consente di immaginare quale genere di evoluzione avrebbe potuto avere il suo linguaggio musicale e il seguito che avrebbe potuto avere la sua evoluzione artistica.


Da queste considerazioni particolari, non so quanto correttamente, traggo una nuova conferma di una sensazione che già avevo, ovvero che la partecipazione consapevole degli artisti italiani al Romanticismo sia stata episodica, e che nell'ambito musicale si sia limitata, quantomeno per la prima fase del romanticismo musicale (quello dei musicisti nati intorno al primo decennio dell'800, come Chopin, Schumann, Liszt, Mendelssohn, ecc.), al solo Verdi, e non abbia rappresentato quel movimento organico e complesso che in diverse forme modificò profondamente il pensiero europeo a partire dalla fine del '700: ciò fu probabilmente determinato anche dal fatto che l'Italia ed i musicisti italiani si trovarono ai margini dei luoghi in cui il movimento si sviluppava.


Procedendo oltre, esprimo un'altra sensazione soggettiva, nella quale mi sento confermato dalla sensazione di ascolto musicale, dal confronto acustico delle opere dei musicisti, ovvero del fatto che l'opera di Chopin, rispetto a quella di Bellini, sia maggiormente tesa alla ricerca di nuove forme espressive, e che mantenga una maggiore “attualità” anche all'ascolto contemporaneo, a confronto delle opere del musicista italiano che appaiono maggiormente legate all'epoca in cui furono composte (l'attualità di Chopin emerge di più nelle opere per piano solo). In realtà, e in ciò ritengo di non esprimere un parere totalmente personale, il cosiddetto “progresso”, l'evoluzione nel linguaggio musicale verificatasi nel corso dell'800, trova impulso nell'opera di musicisti non italiani, dato che questi ultimi abitualmente  rimanevano legati a forme espressive più tradizionali o si adeguavano successivamente alle “rivoluzioni” - “evoluzioni” sviluppate dai loro colleghi di oltralpe (vedasi il caso di Verdi, che si contrappose artisticamente a Wagner durante il corso di tutta la propria vita per accostarsi in età più avanzata alle forme espressive del musicista tedesco con opere quali Otello o Falstaff, ed il caso di Puccini, sempre molto attento nella propria ispirazione musicale agli sviluppi della musica continentale).


Dall'osservazione del fenomeno musicale, e spero che il passo non sia troppo ardito, traggo l'opinione che in Italia (forse anche per il fatto che le maggiori energie intellettuali erano volte maggiormente alla ricomposizione risorgimentale dell'unità nazionale, di fronte a fenomeni che si sviluppavano in paesi in cui il soggetto “nazione” era già formato), il Romanticismo non abbia rappresentato in Italia quel movimento di sviluppo estetico ed intellettuale che ha coinvolto tutta l'Europa. Per i motivi che ho cercato di illustrare, ritengo che anche l'osservazione di un fenomeno simile documenti la costante arretratezza del nostro paese sotto il profilo culturale, anche non solo musicale, rispetto all'Europa, che a mio parere si manifesta anche nell'attualità.


Vincenzo Bellini: Malinconia Ninfa gentile

Vincenzo Bellini: Per pietà, bell'idol mio

Vincenzo Bellini. Ma rendi pur contento

Fryderyk Chopin: Wiosna (In francese)

Fryderyk Chopin:Moja pieszczotka

Fryderyk Chopin: Scherzo n. 2 op.31 in si bem. magg.


CHOPIN, BELLINI E IL ROMANTICISMO: RIFLESSIONI DA UN CONCERTO